Tecnologie nel ciclo dei rifiuti

Nel quadro di un complessivo sviluppo della "Gestione Integrata del Ciclo dei Rifiuti", l'innovazione tecnologica riveste un ruolo fondamentale. La ricerca di nuove soluzioni tecniche e scientifiche e la loro applicazione pratica consente di migliorare l'insieme di strategie volte a recuperare e riutilizzare i rifiuti, riducendone al tempo stesso la quantità destinata alle discariche e, parallelamente, di aggiornare i processi produttivi industriali con l'obiettivo di una maggiore eco sostenibilità complessiva.

Dall'inizio degli anni '90, infatti, le normative europee fanno ricadere sui produttori stessi i costi per lo smaltimento dei propri imballaggi, secondo un principio basilare riassunto con il motto "Chi Inquina, Paga".
Molti imprenditori, quindi, hanno incominciato ad investire sempre di più in tecnologie in grado di automatizzare ed agevolare i processi di riciclo.

Uno degli ostacoli più importanti allo sviluppo di una filiera di riciclaggio è che gran parte dei prodotti viene concepita e realizzata senza pensare al suo recupero.
"I rifiuti non sono altro che un difetto di fabbricazione" ha dichiarato, a tal proposito, Kate Krebs, executive director del National Rycicling Coalition degli Stati Uniti.

L'esigenza di sviluppare gli studi e le ricerche nel ramo delle nuove tecnologie applicate alla raccolta, smaltimento e riciclo dei rifiuti, è sempre più sentita a livello internazionale, tanto che, nel 2007, presso l'Università di Tecnologia di Chalmers in Svezia, è stata creata la prima cattedra universitaria al mondo dedicata nello specifico al "Riciclaggio Industriale".
Christian Ekberg, docente di tale cattedra, sostiene che "Il riciclaggio offre una serie di potenziali vantaggi sia in termini finanziari che sul piano della ricerca. Lo sviluppo di nuovi metodi di riciclaggio applicabili industrialmente è d'interesse capitale e costituisce una sfida cruciale, assolutamente necessaria per la nostra società in un'ottica di sviluppo sostenibile e di tutela dell'ambiente".

Per fare qualche esempio di tecnologia applicata al settore, si può citare lo "spettrografo a raggi infrarossi". I rifiuti di carta o di plastica sono, solitamente, distribuiti su un nastro trasportatore in un unico strato; quando viene colpito dal fascio di luce di una lampada alogena ogni materiale riflette una specifica combinazione di colori che permette di identificarlo e, quindi, un getto d'aria compresa lo distacca dal resto. Tale sistema consente di separare numerosi tipi di materiali con una precisione vicina al 98%.
Un altro metodo di separazione dei rifiuti è la cosiddetta "deferrizzazione" che sfrutta la carica elettrica dei metalli per dividerli dal resto dei materiali raccolti. In pratica, si crea uno speciale campo con una forza magnetica inversa che provoca l'espulsione dei materiali ferrosi dal flusso dei rifiuti trasportati sui nastri.
Un'altra tecnologia che consente una riduzione dell' impatto ambientale dei rifiuti indifferenziati (come cattivi odori e produzione di biogas) è la Biostabilizzazione che, di recente, sta avendo un notevole sviluppo anche in Italia. La produzione di "biostabilizzato" dai rifiuti solidi urbani (il cosiddetto R.S.U.), ottenuta attraverso uno speciale trattamento meccanico-biologico (T.M.B.) da effettuare in fase preliminare ai successivi passaggi, è particolarmente adattabile a varie applicazioni volte alla copertura giornaliera delle discariche, con conseguente abbattimento delle emissioni di metano (uno dei gas maggiormente utilizzati per accelerare i processi di combustione), recupero di biogas ed, eventualmente, di Combustibile Derivato dai Rifiuti (il noto C.D.R. che si ottiene rimuovendo la frazione cosiddetta umida dei rifiuti ossia gli scarti alimentari o agricoli e i materiali non combustibili come vetri e metalli) da inviare in appositi impianti.

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